15 Settembre, 2002
Lettera di Francesco Rutelli a 'La Stampa'
La pena di morte: l'America che cede al dubbio
La pena di morte
L’America che cede al dubbio
Lettera a 'La Stampa' di Francesco Rutelli
Caro Direttore,
mi permetta di dire grazie al Governatore dell’Illinois George Ryan.
Lo dico da europeo: fa molto bene al rapporto tra l’America e l’Europa la sua scandalosa decisione, da governatore repubblicano, di commutare tutte le condanne a morte, dopo aver liberato quattro innocenti dal braccio della morte.
Da molti anni non si viveva un rapporto tanto difficile tra le due sponde dell’Atlantico. Il sentimento di insofferenza in America, verso noi europei, è legato ad una critica di «parassitismo» rispetto alle difficili decisioni mondiali.
Ma si innesta nella visione di un’America che separa nettamente il bene dal male, convinta di interpretare anche un’ispirazione religiosa che può apparire, sempre più fondamentalista. È la visione per cui i malvagi vanno puniti e non hanno gli stessi diritti degli altri. Anche se si rischia – come in Louisiana – che nove condannati a morte su dieci appartengano a minoranze, o che i poveri non abbiano diritto a un avvocato decente.
Non è questa la sola America, come non lo è quella convinta di dover fare ad ogni costo una guerra all’Iraq.
Grazie, governatore, perché c’è e ci deve essere sempre di più un grande patrimonio comune tra l’Europa di Beccaria, come quella che ha voluto il Tribunale Penale Internazionale e l’America che sa che non tutte le questioni complesse possono essere necessariamente semplificate.
Del resto, ricordo ancora la sera, era l’autunno del ’99, in cui accendemmo sul Colosseo le luci per salutare per tutto il 2000 la vita restituita ad un condannato a morte o la soppressione della pena capitale in uno stato del mondo.
Il Colosseo è il luogo più potente della Roma civile, dove tantissime persone morirono per offrire il gusto dello spettacolo della morte alle folle dell’Impero.
Alle contraddizioni talvolta ci si ispira per scegliere. Oggi c’è un’America che non dà per scontato che l’Europa sia fellona, ma sa che forse ci sono ragioni da ascoltare anche da queste parti.
C’è un’America – una minoranza, ma crescente – che mette in dubbio ciò che per essa non lo è mai stato: La pena di morte. E c’è un’Europa che si batte contro chi è antiamericano, in nome di valori comuni che sono da sempre minacciati. Sempre vivi. Sempre più necessari per il futuro del mondo.
Francesco Rutelli, coordinatore dell'Ulivo
 
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