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 Il Punto

15 Settembre, 2002
La crisi spingerà milioni di persone nella povertà di Gian Carlo Storti
E’ da auspicare anche che da una società basata sull’individualismo si possa andare verso una società più comunitaria e solidale.

La crisi morderà in maniera forte mettendo nell’angolo milioni di persone e spingendole nella fascia della povertà. Di Gian Carlo Storti
E’ da auspicare anche che da una società basata sull’individualismo si possa andare verso una società più comunitaria e solidale.
Se la crisi economica, in Italia, per il 2009 avrà lo stesso andamento americano il numero dei disoccupati crescerà , in pochi mesi, in maniera esponenziale.
Mancheranno risorse, tante risorse, e le famiglie ed i singoli sicuramente cercheranno di contrarre i consumi.
Il sistema quindi si morderà la coda ed il settore commerciale rischia il collasso. Fino ad oggi le misure che il Governo ha allo studio, come si evidenzia da più parti, non sono tese ad invertire la tendenza ma ha gestire la recessione.
Si prospettano quindi scelte sui due tempi.
Il primo tempo teso ad arginare i danni della crisi a cui far seguire le misure per il rilancio dell’economia ed il secondo tempo che dovrebbe ridefinire il contesto della ripresa.

Nel decreto anticrisi approvato dal Parlamento sono indicate tutta una serie di misure relative appunto al primo tempo. La più importante pare essere:
-il sostegno al reddito per gli operatori del settore commerciale e turistico che, con la crisi economica, sono stati «costretti a cessare anticipatamente l'attività senza poter usufruire» di alcuna forma di aiuto; verrà ripristinato l'accesso agli indennizzi per le aziende commerciali in crisi con l’erogazione di un importo pari alla pensione minima, che viene concesso a favore degli esercenti di attività commerciali costretti a cessare anticipatamente l'attività nei 3 anni precedenti il pensionamento di vecchiaia; questa erogazione non comporterebbe alcun onere per lo Stato, dal momento che viene autofinanziato dalla categoria attraverso una specifica contribuzione a carico di tutti gli iscritti alla gestione pensionistica commercianti presso l'Inps.

Il Governo sta pensando altresì all'introduzione della settimana corta per salvare i posti di lavoro minacciati dalla crisi. Spiega il Ministro Sacconi : “ un lavoratore potrà lavorare solo quattro giorni su sette; in questo modo si potrà andare in cassa integrazione per una parte della settimana e lavorare per la restante; questo vuol dire meno salario ma si sta pensando,aggiunge, all’integrazione pubblica del sostegno al reddito. Un altro strumento possono essere i contratti di solidarietà.

Le parti sociali, sindacati ed associazioni datoriali, si pronunciano favorevolmente e si dichiarano disponibili alla trattativa. I sindacati in particolare ricordano però che le misure quali la cassa integrazione ecc. riguardano solo , circa , il 50% dei lavoratori. Di fatto sono esclusi tutti quei lavoratori di imprese minori compreso servizi e commercio e che quindi vanno trovate le risorse per tutelare quella parte del mondo del lavoro che oggi non ha nessun salvagente.

Una boccata di ossigeno arriva per le imprese che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione. Le commissioni Bilancio e Finanze della Camera hanno approvato un emendamento al decreto anticrisi, presentato dal deputato del Pd Massimo Vannucci e riformulato dai relatori, che facilita la riscossione del credito. Nel 2009, su istanza del creditore, le regioni e gli enti locali hanno facoltà di certificare, nel rispetto dei limiti del Patto di stabilità interno, l'esigibilità del credito. Con la certificazione, le aziende potranno cedere il credito alle banche e a società finanziarie. La cessione sarà valida anche se il contratto di fornitura o di servizio con la pubblica amministrazione aveva escluso la cedibilità del credito.

Quindi se da un lato sono messe sul campo misure a sostegno del titolare della piccola impresa commerciale dall’altro non si vedono misure per i dipendenti di queste piccole imprese.
Insomma si rischia di infilarsi in un sistema che difenderà in misura diversa i soggetti interessati provocando sicuramente pesanti ingiustizie.

Gli esperti prevedono , per la prima fase della crisi, un calo dei prezzi che seguirà l’andamento del prezzo del petrolio.
Risulta quindi evidente che nel mentre cesseranno le produzioni locali vi sarà un aumento delle importazione di quei beni a basso prezzo ed a bassa qualità dai paesi emergenti.

E’ quindi indubbio che la rete commerciale, così come l’abbiamo conosciuta , cambierà profondamente .

Assisteremo quindi ad una ulteriore contrazione della piccola rete commerciale ed ad una riorganizzazione ( meno lavoratori) della grande rete. Sicuramente aumenteranno i lavoratori autonomi impegnati nella rete del piccolo commercio.

Interessanti sono invece alcuni fenomeni , già in essere, che si potranno ulteriormente sviluppare.
Parlo della offerta dei “ prodotti a chilometro zero” ,del rafforzamento dei gruppi denominati Gas (Gruppi di acquisto solidali) e del “ sistema di riciclo dei prodotti”.

Prodotti a chilometro zero.

L'aumento del costo del petrolio, dei mesi scorsi, precisa la Coldiretti, ha fatto esplodere il costo dei trasporti e messo in discussione il principio base della globalizzazione in base al quale si consumano i prodotti realizzati dove costa meno mentre oggi è necessario sviluppare la produzione vicino ai luoghi di consumo per motivi economici e ambientali sia nei paesi poveri che in quelli ricchi. Mangiare prodotti locali a "chilometri zero" significa infatti anche risparmiare e combattere l'inflazione con cibi locali e di stagione che non subiscono troppe intermediazioni e non devono percorrere lunghe distanze prima di giungere sulle tavole.
Secondo lo studio Coldiretti- Swg "L'opinione degli italiani sull'alimentazione", con il risparmio gli italiani riscoprono il legame con il proprio territorio e si rifugiano negli alimenti prodotti nella zona in cui vivono, con il 97% che consuma prodotti locali e 2 italiani su 3 lo fanno con regolarità.
Anche per questo con il sostegno della Coldiretti è arrivata in Italia la prima legge regionale a favore dei cibi a "chilometri zero" che sancisce la preferenza ai prodotti locali in mense, ristoranti e grande distribuzione per combattere i rincari dovuti all'aumento del costo dei trasporti e l'impatto sul clima provocato all'inquinamento con l'emissione di gas serra dei mezzi di trasporto. Il Consiglio regionale del Veneto per la prima volta in Italia ha approvato, con una partecipazione trasversale, un disegno di legge (pdl 225), presentato da Coldiretti Veneto, meglio nota come "legge del km zero", con il sostegno di 25mila firme di consumatori che hanno voluto questa norma a vantaggio della salute dell'ambiente e delle tasche.

I Gas (Gruppi di acquisto solidali). Quando l’unione fa la forza..

Nati per scommessa una quindicina di anni fa, oggi i Gas (Gruppi di acquisto solidali) sono oltre 400 (almeno quelli censiti e autosegnalati sul sito www.retegas.org , che offre supporto alla formazione di nuovi gruppi). Un esercito di circa 40 mila elementi, in tutta Italia: amici, vicini di casa, membri della stessa parrocchia o associazione, genitori di bambini che vanno a scuola insieme. Che si uniscono per fare la spesa e per sostenere un modello di agricoltura e di consumo più naturale, vicino ai ritmi della natura, che fa un uso limitato o nullo di sostanze inquinanti. Pasta, pane, ortaggi, frutta, latticini, miele, olio, salumi, qualche articolo di erboristeria. Sono queste le merci maggiormente trattate.
I Gas contattano direttamente i produttori, fanno ordini collettivi consistenti e riescono pure a spuntare prezzi vantaggiosi (si risparmia dal 10 al 40 per cento), sfatando l’idea che i prodotti di qualità o biologici siano riservati a una nicchia di privilegiati. «Ma il primo obiettivo non è il risparmio», dice Stefano Floris insegnante, appartenente a un Gas fiorentino. «Sosteniamo il lavoro dei produttori, penalizzati dal sistema della distribuzione.
Il meccanismo funziona bene, tanto che i Gas hanno allargato le tipologie di prodotti trattati (inizialmente solo alimentari) ad altri settori, come la biancheria intima (www.made-in-no.com ). Simili esperienze si stanno realizzando con l’energia(www.la220.it ), per l’acquisto da fonti rinnovabili).


Sistema di riciclo dei prodotti usati .

Il riciclo dei prodotti sta assumendo sempre di più la dimensione del business. Non vi è solamente l’autorganizzazione dei consumatori ma si sta ampliando le iniziative imprenditoriali che offrono prodotti usati a costi bassi. Non parliamo solo di mercati tradizionali come quello delle auto usate, dei vestiti o dei mobili ( che sicuramente a breve e medio periodo vedranno un incremento)ma , ad esempio , dei telefonini.
Riciclare infatti telefoni si può. Il 27 per cento degli europei cambia telefonino ogni anno. Tanto che i cellulari sono sostituiti con una frequenza pari o superiore a quella di abiti e scarpe. Eppure, degli oltre 100 milioni di pezzi venduti in Europa ogni anno, solo 2 milioni e mezzo ne vengono riciclati. I metalli pesanti di alcuni componenti sono però dannosi per l’ambiente. Per limitare i danni, in Lombardia è stata lanciata l’iniziativa Donaphone, che unisce all’aspetto ecologico il valore della solidarietà. In luoghi come parrocchie, scuole, uffici pubblici, banche e negozi sono stati collocati raccoglitori dove è possibile depositare vecchi telefonini che si vogliono sostituire o che non funzionano più. I cellulari ancora utilizzabili verranno riparati e rimessi in commercio, gli altri saranno disassemblati per riciclarne i componenti e materiali, nel rispetto delle normative ambientali. Il ricavato contribuirà alla costruzione di una struttura d’accoglienza per donne con bambini in difficoltà. Info: www.donaphone.it

Andiamo verso una società meno consumistica e più rispettosa dell’ambiente?

Sicuramente la crisi ci obbligherà a modificare in gran parte il nostro stile di vita. Forse potremo uscire dalla crisi con una società meno consumistica e più rispettosa dell’ambiente. La crisi morderà in maniera forte mettendo nell’angolo milioni di persone e spingendole nella fascia della povertà. E’ da auspicare anche che da una società basata sull’individualismo si possa andare verso una società più comunitaria e solidale. Insomma riprende quota un concetto espresso da Enrico Berlinguer ( allora segretario del Partito Comunista Italiano) che diceva “ L’austerità come strumento del cambiamento del modello di sviluppo”.

Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it

Cremona 11 gennaio 2009.

 


       



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