15 Settembre, 2002
Soncino.La storia del Comune
A Soncino è nato il Sen. Giacomo Carnesella
Soncino.La storia del Comune
L'origine di Soncino è ancora avvolta nel
mistero. Alcuni ritrovamenti archeologici
sporadici (punte di freccia, raschiatoi in
selce e un tesoretto in bronzo e rame) possono
solo presumere un passaggio, un transito
di popolazioni preistoriche attraverso il
territorio soncinese, che in quest'epoca
(dal periodo neolitico all'inizio dell'età
del ferro) era bagnato dalle acque paludose
del lago girondo (o gerundo). Il dosso su
cui sorge l'odierno centro storico di Soncino
doveva allora emergere dalle acque e, quindi,
poteva essere un luogo molto ben protetto
e sicuro.
L'arrivo dei celti (V-III secolo a.C.) coincide,
probabilmente, con la nascita di una zona
di confine. Inizialmente tra i celti e gli
etruschi, che erano per lo più stanziati
sulla sponda bresciana e mantovana del fiume
Oglio. In seguito l'Oglio fu confine per
due popolazioni celtiche gli Insubri ed i
Cenomani.
Risalgono all'epoca romana (II secolo a.C.-IV
secolo d.C.) numerosi ritrovamenti di materiale
laterizio oltre che due ville ed alcune fornaci
sempre nella zona settentrionale del comune
di Soncino presso la frazione di Gallignano,
che sembra essere la prima veramente abitata.
Questo perché si trova ad un'altitudine superiore
e, quindi, non interessata dalle acque del
Lago Girondo. Anche in questo periodo il
territorio soncinese si trova lungo una zona
di confine, infatti è ancora incerto se appartenesse
alla regione augustea X (Venetia) o XI (transpadana).
L'invasione delle popolazioni germaniche
che provocò la caduta dell'Impero Romano,
coincide con il periodo tradizionale della
fondazione di Soncino. Secondo i principali
storici soncinesi furono i Goti, una popolazione
di origine germanica, a stabilie un primo
insediamento sul dosso attuale. Lo stesso
toponimo Soncino pare sia di ascendenza germanica
e significherebbe "re delle acque".
Non si sono, però, trovati resti materiali,
né si possiedono fonti documentarie che attestino
questa tradizione.
All'epoca delle invasioni ungare (IX-X secolo)
nel Nord Italia si assiste alla nascita di
numerose fortificazioni, fenomeno che probabilmente
ha interessato anche Soncino,determinando
una progressiva frammentazione del territorio.
Il 1118 è una data fondamentale, infatti
Soncino viene istituito a "borgo franco"
segnando il passaggio dalla zona d'influenza
bergamasca a quella cremonese. Questa istituzione
comporta una notevole espansione demografica
ed economica. Il controllo dell'attraversamento
del fiume Oglio permette di incamerare notevoli
ricchezze. Incominciarono, però, i violenti
contrasti con i bresciani che nel 1118 fondarono
il borgo franco di Orzinuovi per limitare
il potere cremonese nella zona.
Nel XIII secolo, sotto la guida di Buoso
da Dovara, avviene la prima importante militarizzazione
di Soncino. Viene risistemata la vecchia
rocca e si costruisce interamente in muratura
la cinta muraria. È uno dei periodi più floridi
di Soncino, così come in gran parte dei comuni
del Nord Italia. L'aumento della ricchezza
consente anche migliorie dal punto di vista
dei pubblici servizi come la grandiosa costruzione
del sistema idrico-fognario che permette
anche il funzionamento dei numerosi mulini.
Con il privilegio del 1311 Soncino viene
sottoposto direttamente all'Impero (diventa
terra separata) senza il controllo di nessuna
altra città, come lo era stato prima con
Cremona. È il periodo, quindi, di maggiore
indipendenza. I privilegi concessi erano
di natura prettamente economica che intendevano
favorire l'espansione commerciale di questo
territorio. Nel 1313 lo stesso Enrico VII,
con diploma imperiale, investe in feudo Soncino
a Giovanni I conte del Forese. Un'infeudazione
più sulla carta che reale e, certamente,
non impedì l'assoluta indipendenza e libertà
della comunità soncinese.
Nel periodo visconteo (1385-1454) Soncino
diventa la più importante roccaforte di difesa
lungo la linea di confine del fiume Oglio
tra Milano Milà e Venezia Venesia. Per ben
tre volte nel XV secolo la Repubblica di
Venezia riuscì ad impadronirsi di Soncino,
dando sempre prova di buon governo. Si sviluppa
grandemente l'attività imprenditoriale sia
con la famiglia degli ebrei che con alcune
famiglie locali, soprattutto Amadoni e Azzanelli
continuando anche nel secolo XVI. Ciò permette
una diffusione maggiore dei famosi pannilana
soncinesi, ormai richiesti su tutti i mercati
europei.
La seconda grande militarizzazione del borgo
soncinese avviene nell'epoca sforzesca (1454-1536)
con il rifacimento completo della cerchia
muraria e con la costruzione della nuova
rocca. Gli Sforza ebbero grande considerazione
di Soncino per la sua posizione strategicamente
importante all'interno dello scacchiere militare
dell'Italia settentrionale, per questo lo
dotarono di imponenti srutture difensive.
Con l'arrivo degli spagnoli (1536) inizia
il periodo di decadenza del comune soncinese.
L'infeudazione ad opera di Carlo V in favore
dei marchesi Stampa limita i numerosi privilegi
avuti nei secoli passati da Soncino. Lo stanziamento
di numerose truppe militari spagnole contribuisce,
inoltre, all'impoverimento del territorio
ed alla progressiva e costante perdita di
vitalità economica. Tra il XVIII e la prima
metà del XIX secolo avviene la completa smilitarizzazione
ad opera prima degli austriaci mediante l'abbattimento
delle quattro porte medioevali e poi di Napoleone.
Questi ultimi avvenimenti determinarono la
fine della storia indipendente del borgo
soncinese.
Personalità legate a Soncino.
Ezzelino III da Romano, vicario imperiale
sotto l'imperatore Federico II, morto a Soncino
nel 1259, in seguito alla battaglia di Cassano
d'Adda. Ogni mercoledì suona ancora una campana,
la Dovarese, a ricordo della scomparsa del
temibile "figlio del diavolo" e
i soncinesi sono sempre alla ricerca della
sua preziosa sepoltura.
Cabrino Fondulo, condottiero. Fu un abile
militare che si fece valere nelle varie guerre
tra le signorie del periodo. Ciò gli valse
anche la nomina di Capitano delle milizia
a Bologna e la cittadinanza di Firenze, nel
1420.
Beata Stefana Quinzani, fondatrice di un
convento domenicano e grande esempio di santità,
è salita all'onore degli altari con papa
Benedetto XIV il 14 dicembre 1740.
Raimondo de' Raimondi, arciprete, ambasciatore
a Londra per il Ducato di Milano.
Santa Paola Elisabetta Cerioli, fondatrice
della Congregazione dei religiosi e delle
religiose della Sacra Famiglia di Bergamo.
È stata proclamata santa da Giovanni Paolo
II il 16 maggio 2003.
Pietro Stazzi, veterinario fondatore della
Stazione sperimentale delle malattie infettive
del bestiame.
Padre Giovanni Battista Manzella, sacerdote
e missionario. Ideatore di un ideale sacerdotale,
di cui si fece interprete anche il papa Giovanni
Paolo II.
Piero Manzoni, artista famoso per i suoi
"Acrhome" e "Merda d'artista";
appertenente alla corrente dello Spazialismo
insieme a Lucio Fontana.
Camillo Casati Stampa di Soncino, marchese
e protagonista di un episodio di cronaca
nera.
Vincenzo Cazzaniga, presidente dell'Unione
Petrolifera Italiana e del Gruppo Esso italiano.
È stato nominato Cavaliere del Lavoro.
Lisa Morpurgo (nata Dordoni), scrittrice
e famosa esperta di astrologia.
Battista Restelli, parroco, musicista e compositore
di musiche religiose.
Antonio Gussalli, letterato
Giuseppe Grossi, senatore nel 1972
Giacomo Carnesella, senatore nel 1976
Giorgio Covi, senatore nel 1983
Silvana Comaroli, deputata nell'attuale legislatura.
Commemorazione del Sen Giacono Carnesella
avvenuta nel Consiglio Comunale di Cremona
del 7 novembre 2005.
Nei giorni scorsi è scomparso il sen. Giacomo
Carnesella, che per dieci anni è stato Consigliere
Comunale della nostra città: un leader del
socialismo e del riformismo padano, una delle
figure più rispettate della politica cremonese.
Nato il 7 maggio 1932 a Soncino, Carnesella
si era iscritto al Psi nel 1956, dopo aver
militato negli organismi studenteschi dell’Università
degli Studi di Milano. La sua è stata una
militanza politica molto impegnativa e densa
di passaggi importanti. Inizia nel 1957,
come segretario della sezione socialista
di Soncino. Nel 1959 é segretario della Cgil
di Crema. Nel 1960 é segretario circondariale
del PSI a Crema e consigliere comunale a
Soncino, dove svolge anche la funzione di
vicesindaco. Entra a far parte degli organi
direttivi della federazione cremonese del
Psi, prima come membro del comitato direttivo
provinciale, poi come responsabile dell’organizzazione.
Dal 1968 al 1974 viene nominato presidente
del Consorzio acque potabili della provincia
di Cremona. Parallelamente all’attività amministrativa
continua quella politica: nel 1970, all’unanimità,
viene eletto segretario della Federazione
provinciale e, dopo il congresso di Genova,
entra nel Comitato Centrale. Il primo congresso
lombardo del Psi, svoltosi a Milano nel 1972,
lo nomina vicesegretario regionale. Con le
elezioni politiche del 20 giugno 1976 diventa
Senatore della Repubblica, eletto nel collegio
di Crema. Al Senato Giacomo Carnesella ricopre
la funzione di segretario della Commissione
affari istituzionali e della Commissione
parlamentare per le questioni regionali.
Commissione che, in quel periodo, giocò un
ruolo di grande importanza, proprio in relazione
al dibattito che coinvolgeva ruolo e funzioni
degli Enti Locali e delle nuove Regioni,
nate solo qualche anno prima. Carnesella
è senatore per tre anni. Nel 1976, al famoso
congresso dell’Hotel Mida, in un confronto
politico molto ravvicinato e decisivo per
il futuro del PSI, Craxi sconfigge il segretario
nazionale uscente Francesco De Martino. Carnesella
si schiera con il vecchio leader socialista
e contro Craxi, pur avendo con Bettino, suo
compagno d’università, una lunga frequentazione.
Non viene ripresentato come candidato nelle
elezioni anticipate del 1979. Rientra con
la propria azione politica a Cremona, dove
siede in Consiglio Comunale dal 1980 al ’90.
Nello stesso periodo, dal 1981 al 1991, è
Presidente dell’Unità Socio Sanitaria Locale
51, di fatto svolgendo l’importante ruolo
di Presidente dell’Ospedale di Cremona. Nel
1994 viene eletto per la terza volta segretario
provinciale del Psi. Vive con grande sofferenza
il lungo e difficile periodo di Tangentopoli,
durante il quale una parte importante del
mondo socialista viene messa sotto accusa
in pesanti situazioni giudiziarie e dal quale
prende inizio quella che viene definita ‘la
diaspora socialista’. Nel 1998 con l’atto
di fondazione del Pds decretato dagli Stati
generali della sinistra italiana riuniti
a Firenze Giacomo Carnesella decide di proseguire
la sua militanza socialista all’interno del
nuovo partito dei Democratici di Sinistra,
entrando a pieno titolo negli organismi dirigenti
cremonesi e lombardi della nuova formazione
politica. Giacomo Carnesella è davvero una
delle figure storiche del socialismo cremonese.
Protagonista attivo del socialismo e del
riformismo cremonesi, dirigente politico
dall’onestà specchiata, dall'animo limpido,
mai sopra le righe, è stato stretto collaboratore
di Francesco De Martino, intimo di Aldo Aniasi,
amico e nello stesso tempo rivale di Bettino
Craxi. La sua scomparsa priva Cremona, i
suoi cittadini ed il suo movimento democratico
tutto di un rappresentante di prim’ordine,
tenace costruttore di libertà e di progresso
sociale. Nonostante la gravissima malattia
- sopportata con grande dignità - che l’aveva
colpito, Giacomo Carnesella è stato lucido
fino alla fine e fino all’ultimo ha voluto
seguire le vicende politiche e sociali della
nostra città, confidando sui colloqui quotidiani
che teneva con l’amato figlio Gino, nostro
carissimo collega. Al carissimo Gino, al
fratello Marco, alla moglie Margherita, compagna
di una vita, noi rivolgiamo ancora i sentimenti
di vicinanza e di partecipazione della città
e del nostro Consiglio Comunale. Pensiero
solidale che estendiamo anche al suo partito,
i Democratici di Sinistra, ed al vasto mondo
del socialismo e del riformismo cremonese
che, con Giacomo Carnesella, perde un protagonista
sicuro, un militante indomito, un rappresentante
stimato e ben voluto da tutti.
Fonte: www.welfarecremona.it/wmprint.php?ArtID=4612
Red/gcst 27 febbraio 2010
 
Commemorazione di Giacomo Carnesella
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