15 Settembre, 2002
Una camera da letto da un racconto di Luigia Ferrari.
I miei genitori erano fortunati: in quei tempi di miseria, avevano una camera da letto tutta per loro
Una camera da letto da un racconto di Luigia
Ferrari.
I miei genitori erano fortunati: in quei
tempi di miseria, avevano un
camera da letto tutta per loro.
I miei genitori erano fortunati: in quei
tempi di miseria, avevano un
camera da letto tutta per loro ed era di
tutto rispetto perché la “letéera*”
era dotata di un materasso di crine che poggiava
sul “làastich*”.
Un gran lusso, in confronto al mio che, come
quello dei miei fratelli,era
semplicemente approntato con panche e bastoni
su cui era adagiato “el
papòon”, un grosso sacco che conteneva i
cartocci del granoturco quando
paglia e fi eno erano introvabili. Sopra,
per coperta, c’era il “piümàs*”.
Che fosse l’antenato dei moderni piumoni?
L’arredamento delle nostre camere da letto
era davvero povero, infatti
non ricordo che ci fosse un armadio vero
e proprio, ma piuttosto dei
“credensòon!*” E degli “omini” appesi al
muro. Forse non serviva di più,
considerata la scarsità dei nostri capi di
vestiario.
Nella camera da letto, però, non mancava
una panchina o una sedia,
posta vicina al letto, sotto cui si intravedeva
il vaso da notte. Se l’arredamento
lasciava a desiderare, abbondavano, invece,
i generi alimentari.
Un angolo della camera, dalla fi ne dell’estate,
era destinato ad una discreta
quantità di granoturco: mia mamma l’aveva
sgranato ed era lì,
pronto per essere messo un po’ alla volta,
con la dovuta parsimonia, in
sacchetti di tela e portato al mulino.
Quando poi, verso la fi ne dell’autunno,
si uccideva il maiale, in quella
camera da letto aleggiava l’odore dei salami
che, appesi a dei travetti,
pendevano dal soffi tto per parecchi mesi,
mentre sui baldacchini erano
sistemati grossi pezzi di lardo salato. Quella,
oltre ad essere una camera
da letto, era anche la stanza delle nostre
ricchezze.
Lì dormiva mio padre. Ogni sera andava a
letto con la sua pipa accesa e
con la pipa accesa si addormentava. Gli andò
sempre bene, tranne una
volta. In piena notte, noi bambini sentimmo
mia mamma urlare: “Al fuoco!
Al fuoco!”. Corremmo nella camera dei genitori.
Ormai era fatta: la
stanza era piena di fumo, il materasso bruciato.
Inutili le nostre lacrime.
Si dovette rifare tutto, e per quanto riguarda
le prelibatezze perdute...
aspettammo fi no all’ anno successivo.
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LUIGIA FERRARI è nata nell’anno 1913. É vissuta
a Cappella Picenardi e a Cremona. Aveva quattro
fratelli ed ha due figli. Ha fatto la contadina
e la donna di servizio. Nella sua vita non
ha avuto spazi per coltivare i suoi desideri,
ma ama fare le torte ed ora ha una passione
per il suo merlo Pino.
 
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