15 Settembre, 2002
Al lupo , al lupo, al voto, al voto !!!! di Gian Carlo Storti
Ormai il coro è a piu’ voci. Forse è stato messo un premio per chi arriva primo: tutti o quasi, chiedono il voto anticipato
Al lupo , al lupo, al voto, al voto !!!!
di Gian Carlo Storti
Ormai il coro è a piu’ voci. Forse è stato messo un premio
per chi arriva primo: tutti o quasi, chiedono
il voto anticipato.
Chi chiede il voto anticipato con questa legge elettorale, suicida, chi lo chiede con il sistema alla tedesca,
chi alla spagnola ecc.
Insomma una babele di sistemi. Sembra il
giro dell’oca: un passo avanti e due indietro,
eppoi due avanti e tre indietro.
Sembra che la nostra classe politica abbia
perso il senso del suo operare per il bene
comune. Ma sarà così per davvero?
Chissà, questo sabato 27 si apre a Milano
la Costituente Nazionale del Partito Democratico.
Non tutto è perduto nonostante le liti Di
Pietro-Mastella, gli anatemi di Bertinotti
poi corretti, le bordate del Berlusca ed
i rimbrotti del Casini.
Intanto si va avanti.
Il panorama sociale si arricchisce di lotte
e di mobilitazioni. Prima di tutto gli statali
ed i metalmeccanici ( quelli che hanno bocciato
la riforma sul welfare) in lotta per il rinnovo
del contratto.
La Fiat di Montezemolo ha deciso di pagare
comunque l’anticipo contrattuale: 30 euro
al mese. Un nulla sul piano economico, tantissimo
sul piano politico. A quanto pare il capo
della Confindustria non vuole arrivare allo
scontro frontale e lancia segnali , forse,
distensivi. Sarebbe da evitare una battaglia
contrattuale come l’ultima. Uno scontro all’ultimo cent che ha solo inasprito gli
animi ed avvelenato il clima sociale.
Del resto il sistema industriale italiano,
da questo Governo Prodi, ha ottenuto alcuni
riconoscimenti significativi. Quindi ci si
aspetta , sul piano sociale, un atteggiamento
ragionevole.
Intanto Prodi naviga con la sua finanziaria
( e leggi collegate) in un mare sempre piu’
in tempesta con molti pirati pronti all’arrembaggio.
Ecco alcune misure significative degne di
nota.
- Bonus irpef per le mamme lavoratrici di 150
euro;
- Credito d’imposta di 450 euro per ogni nuovo
occupato al Sud assunto a tempo indeterminato;
- Aumento del volume di spesa per gli assegni
familiari;
- Abolizione anche nel 2008 dei ticket sanitari sulla diagnostica;
- Destinazione obbligatoria dell’eventuale
extragettito 2008 alla restituzione del fiscal
drag;
- Tagli dei costi dei consiglio di amministrazione
per le pubbliche amministrazioni;
- Nuova stretta sui costi: le spese di manutenzione
per gli immobili non potranno superare il
2% del valore degli stessi;
- Uno stanziamento di 550 milioni per ampliare
l’offerta di alloggi a canone sociale da
destinare alle giovani coppie a basso reddito ed agli
sfrattati;
- Rimodulazione ( in meno) dei contributi alla editoria;
- Ulteriori misure per incentivare il risparmio
energetico.
- Ecc.
Insomma un carnet di misure positive che
passano sotto silenzio e sono coperte dai
contini litigi della maggioranza dell’unione.
Una maggioranza che non riesce ad unirsi
e che non sa più valutare il bene comune.
Che pesa sul futuro è l’Italia della precarietà.
Un giovane fra i 21 ed i 26 anni nonostante
diploma o laurea difficilmente riuscirà a
costruirsi una carriera, lasciare la famiglia d’origine,avere
lo stesso stipendio del padre. Un recente
studio, fatto su un campione di sette mila
intervistati, estratto dagli archivi dell’INPS,
analizza l’andamento dei salari dei lavoratori
dipendenti più giovani negli anni ’90 e li raffronta
con i dati relativi ai lavoratori delle altre
fasce di età. Secondo questo studio della
Banca d’Italia alla fine degli anni ’80 le retribuzioni
nette medie mensili degli uomini fra i 19
e 30 anni erano del 20% piu’ basse degli
uomini fra i 31 e i 60 anni. Nel 2004 questa
differenza è salita al 35%. Un divario generazionale
pesantissimo non tanto perché è cambiato
il modo di lavorare ma piuttosto perché il salario d’ingresso si è modulato sempre di piu’ verso il basso.
Un problema enorme. Alle giovani generazioni
non solo lasciamo un deficit pubblico incredibile
ma anche un sistema salariale pesantissimo.
Certo questa situazione, da un lato il debito
pubblico e dall’altro i bassi salari deprimerà
socialmente milioni di persone nei prossimi
anni. Forse si aprirà una nuova stagione
di conflitto sociale, forse no. Il ruolo
della politica è quello di indicare strade
positive che ridiano fiducia ai giovani.
Se gli anziani sono una risorsa i giovani
sono il nostro futuro. Non investire su di
loro significa far vincere il declino, non
solo economico, ma sociale e culturale.
storti@welfareitalia.it
 
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